venerdì 27 agosto 2010

gabbie

...a noi è rimasto il passato,a voi hanno tolto il futuro...il presente come un dosso infinito, tutti chiusi in piccole gabbie all'interno di gabbie più grandi,infinite matriosche,scatole cinesi ci consumano la vita,nell'illusione di libertá compriamo solo l'ennesimo bisogno del bisogno successivo... lavoriamo per acquistare la sola cosa che possediamo veramente,il tempo...anche coloro che fuggono,che ce la fanno a scappare a testa bassa,senza guardarsi dietro,senza guardarsi dentro,correndo verso un'illusione piú grande...solo una gabbia piú vasta,un guinzaglio piú lungo,ma ben venga la fuga,poiché solo nell'illusione della libertá la libertá può esistere.

martedì 9 marzo 2010

Perdonaci


ho visto
il lampo del Signore
negli occhi dei vinti
nei loro sguardi smarriti
ho trovato l’Amore
mentre la vergogna
serpeggia come ombra ambigua
fra i banchi della grande chiesa
e la Legge
tradita si nasconde
alle domande silenziose
di risposte vaghe
orfani di fede
smettono di credere
a questa terra aspra
alle promesse vane
di un Dio minore….

martedì 16 febbraio 2010

perduti

Poi
nel silenzio cupo
del giorno dopo
nel sottile rifiuto
del tasto di occupato
nell'attesa ironica
di un cellulare muto
guardi le tacche che misurano l'assenza
di chi ti gira intorno
ma non ti vuol parlare
e ti lascia lì da solo
con la tua storia da inventare
in una mano l'aria
e nell'altra una bilancia
per pesare le parole
nello spazio tiranno di un messaggio breve
dove devi condensare un emozione
raccontare questa tua tristezza lieve
niente di importante,è vero
ma sotto il velo del tuo tempo
dietro le quinte del palco
che hai montato sulla faccia
devi almeno provare
ad essere sincero
e la cosa ormai ti pesa
sei invecchiato
corri poco e giochi sul sicuro
con tattica a difesa
di quel poco che hai imparato
da tutti i calci presi
nei giorni mangiati a morsi
che non saziano
la fame che rimane dentro
questo cuore malato
bulimico d'amore
che si riempie
ma non riesce a vomitare.

A voi uomini senza ali

A voi
uomini di mondo
con le vostre storie patinate
confezionate ad arte
per ammaliarci dallo schermo
a voi
uomini senza fondo
col cuore perso
dentro un pozzo nero
a voi chiedo
ma si può morire di lavoro?
con la rabbia che mi sale
dalla pancia fino in gola
e gli occhi gonfi di stupore
a guardare quelle vostre facce
i menti furbi e aguzzi
le vostre gote lucide
quel collo gonfio
e la vostra fronte incipriata
mai bagnata di sudore
quello vero
di chi suda per mangiare
a voi chiedo ancora
state zitti per favore
rimanete fermi dove siete
nel vostro deserto senza ombre
sazi come jene
non comprenderete mai
un uomo quando ha fame
giocate alla vita
su isole sperdute
parlate di giustizia
sdraiati su divani di velluto
la vostra schiena sempre dritta
così lontana dalla terra
che il Signore così in basso ha posto
nascosti dietro un paravento
sentimenti di cordoglio
falsi come i vostri sguardi
che mi creano disgusto
senza più decoro
abbiate il coraggio del silenzio
e fate onore
a chi oggi ancora una volta
è morto di lavoro.

Danilo Micarelli
iPhone

Luce

nel buio più profondo basta una piccola fiamma per indicare la strada...una piccola speranza di un domani migliore...un futuro sicuro dove cogliere i frutti della fatica di vivere...dove la dignità non sia solo una parola vuota ma si possa cogliere il peso della sua importanza...umilmente mi inchino alla speranza,frammento di un credo interiore lacerato e consunto dalle cattiverie della vita,anelito di fede che resiste nel tempo marcio e malato che avvelena gli animi...dove non possa più esistere il potere dell uomo sull uomo dove il lavoro sia sacro per tutte le persone di buona volontà dove infine ritrovare la pace che questo male di vivere mi ha tolto.

Danilo Micarelli
iPhone

martedì 2 febbraio 2010

Stanchezza

Aiutami Signore,sono stanco dentro,di lottare con la vita,questa precarietà mi avvelena il cuore,uccide i miei sogni e le speranze,annulla ogni progetto,ti fa' correre col fiato corto,sto' perdendo il coraggio,la stima e la fiducia,il futuro come un'ombra lunga tagliata dal tramonto,stringo i denti da troppo tempo ormai che la faccia sta' diventando una smorfia che devo trasformare in un sorriso quando torno a casa dai miei angeli,per non trasmettere loro l'angoscia,per lasciarle piccole il più a lungo possibile,fino a quando la mia schiena non si piega fino a terra loro devono essere serene e ignorare il terrore del padre riguardo la miseria e l'approssimazione...Aiutami ti prego mio Signore.

mercoledì 27 gennaio 2010

Sfogo di un Precario

Precario, momentaneo, temporaneo, passeggero, provvisorio, transitorio insicuro incerto, dubbio instabile problematico caduco, effimero, e poi malsicuro traballante revocabile,questi sono i sinonimi dal vocabolario e continuano con accezioni moderne come:a tempo determinato, licenziabile, lavoratore temporaneo; invece sempre dal vocabolario i contrari così rassicuranti come:durevole, sicuro, certo, indubbio, stabile fisso definitivo e poi, fermo bloccato fissato immobile irrevocabile e inamovibile,confermato! Dopo tanti anni la precarietà diventa uno stato interiore, la mancanza di equilibrio ti fa vivere in una continua tensione, rimani così immobile per non cadere nell'abisso, non puoi fare progetti, né immaginare vacanze, perché ogni tre mesi per i più fortunati un anno, la tua vita lavorativa si interrompe, e non maturi nulla, tutto viene liquidato insieme alla tua dignità, ed è un sistema perverso che travolge tutto, gli affetti, le amicizie, persino le cose più elementari, come la cura dei denti o la salute, vengono meno in quanto ogni volta che inizi da capo non hai mai il tempo o i diritti necessari a curarti.

Dopo tanti anni di lavoro temporaneo, sembra quasi che la realtà è quella, ed è questa la follia, quando sei inserito in realtà lavorative grandi vedi i tuoi colleghi più fortunati con un contratto stabile, hanno un'energia diversa dalla tua, parlottano, sorridono, parlano di palestre, o di corsi di lingue, o della partita a calcetto, la normalità, tu invece, se un lavoratore di serie B, i tuoi diritti apparentemente uguale ai loro sono solo sulla carta, ma nella realtà tu devi fare attenzione ad ammalarti, a farti male, devi sempre correre, devi sempre dare il massimo, devi sempre farti conoscere farti apprezzare e non basta mai.

È così passa la vita,tre mesi per tre mesi, le tue bambine crescono,la tua fatica sempre maggiore, per poter assomigliare agli altri, per qualcosa che è un tuo diritto,devi sempre tribolare, a ogni scadenza di contratto con l'ansia che ti prende e non ti lascia. Credo che chi non vive questa situazione faccia fatica a capire, perché lavorare dovrebbe essere una cosa normale, non un bene che devi conquistare tutti i giorni che ha fatto Dio.

Io invece lo ringrazio Dio, per la forza che mi ha dato, per le mie bimbe, per mia moglie e la sua infinita pazienza, nel tirarmi su ogni volta che la mia autostima si frantuma contro l'ennesimo rifiuto l'ennesima fatica l'ennesima azienda che ti spreme come un limone, per poi sostituirti con un ragazzo al quale può proporre un contratto di apprendistato. Questa è l'Italia, questa madre che non amo più.