
Mi rimangono negli occhi
stanchi
le tue parole spente
scivolate dalle labbra dure
dentro stanze disadorne
vuote
come baci rubati
all'ombra dei lampioni
di una notte diffidente
notte fredda e breve
troppo corta per essere bugiarda
notte furba
come il sorriso di una volpe
sazia
lacerante
come il ghigno di una jena
sanguina il mio abbraccio
fra le spine
delle tue domande
irriverenti
devastanti
come un fiume in piena
e il mantello delle mie certezze
si strappa
fra i rovi appuntiti
delle tue perplessità
delle tue carezze
divenute lame
taglienti
sulla mia pelle tesa
freddo il fiato corto
di questo tuo silenzio
che appanna il vetro opaco del sospetto
che trema sincero
come uno sguardo perso
dietro un finestrino
di un treno che parte
con un fischio sicuro
un sibilo beffardo
che lascia in terra
sparpagliata fra la gente
accalcata sui binari
i frammenti di una storia
indefinita
assassinata a sangue freddo
da questa tua paura
immaginata con pudore
ai confini incerti
e discreti
di questa nostra vita.