domenica 22 luglio 2007

Racconto capitolouno


..Ritardo...così mi battezzò il ginecologo,quel giorno forse di giugno,un
paio di mesi circa ,dopo il mio concepimento,Ogino(knaus)replicò mia madre quando ormai era troppo tardi,con un moto di stizza.
Me ne stavo lì,aggrappato a quelle umide pareti dove anni prima passarono i miei fratelli,dove,e questo lo seppi molto più tardi,altri ovetti come me furono strappati via da selvaggi ferri da lana imbevuti d'aceto,metodo sembra molto in voga alla fine degli anni cinquanta,per controllare in modo autonomo,anche se un pò tribale le cosidette nascite indesiderate...io ebbi culo,grazie all'approsimazione di quel ginecologo ora sono qui a iniziare una storia...la mia.

Potrei come fanno molti,inventare,magari tessendo la trama del racconto con la realtà oggettiva dei tempi vissuti,a me bastano i miei
ricordi,l'assurdità splendida della mia esistenza fino ad ora,per riempire pagine e pagine ,anche se a volte io stesso stento a credermi,ma la mia lucidità,che è stata per anni la mia croce e la mia condanna,mi dà la fiducia e la forza di andare a scavare in quei cimiteri dell'anima,parco giochi di quasi tutti gli psicoterapeuti Junghiani,Ghestaltiani ecc,in quei luoghi dove hanno origine tutte le paure,concimate dalle esperienze umane.
Ricordare,tutto ,le cose belle e le più orripilanti,ricordarsi di sè,della
proppria umanità e della propria appartenenza divina,senza negare,affinchè lo spessore della nostra entità sia un blocco unico,senza negarsi per evitare una continua frammentazione che ci sparpaglia sui sentieri della vita,dove certo non mancheranno mai i corvi pronti a cibarsi di tutto quello che nel tempo perdiamo.
Un ritardo disse...fatto stà che all'alba del sedicesimo giorno di febbraio venni fuori io,con una tale foga che se non c'erano le sbarre del letto sarei finito in terra sul pavimento della sala doglie della clinica
Guarnieri a Centocelle ,mitico quartiere dell'estrema periferia romana, che all'epoca era solo campagna dove fare un pò di cicoria ,dove gli ultimi pecorari resistevano, ai bordi della via Casilina con le loro bestiole all'accanimento dei rampanti palazzinari che cementificavano
tutto,sentimenti compresi ,nel nome di quel benessere che personalmente non ho mai conosciuto e come me penso molti altri disadattati. Personaggi sfigati nati in'ibride periferie ,disorientati dalla voglia forsennata di benessere di quella generazione che ci aveva partorito,quei figli della guerra,poveri padri orfani di pace,perennemente affamati,bulimici d'amore a noi ci
ingozzavano di cibo e di senso del dovere.

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